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Bestiario Contemporaneo

August 2014
mostre personali Studio d’Ars, Milano MI, Italy dal 4 al 21 Marzo 2014

Poster Bestiario Contemporaneo

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A cura di Ornella Fazzina
Mutuare da un vocabolario iconografico di antiche civiltà che fondono il genere umano con il genere animale, dando vita a forme ibride, è una prassi usata in diverse epoche fino ai nostri giorni, come testimonianza di una continuità che attinge dal passato per proiettarsi nell’avventura del presente. La mitologia è piena di animali umanizzati e di umani bestializzati nel rappresentare il divino, e la psicologia offre un notevole contributo nello studio dell’uomo che oscilla tra razionalità e istinto. Le similitudini che avvicinano l’animale all’uomo, sia nelle fattezze fisiche che nel comportamento, costituiscono ancora oggi oggetto di indagine che, partendo da lontano, si congiunge agli studi di Leonardo da Vinci per arrivare alla fisiognomica ottocentesca e, successivamente, alle nuove tecnologie fino a scoprire il punto in cui si possono delineare i confini, oppure è possibile sconfinare nell’uno e nell’altro campo.  

A tal proposito, diventa ancor più interessante ed intrigante la ricerca portata avanti da Pietro Marchese il quale traccia un bestiario contemporaneo che, dall’antichità al Medioevo fino ai nostri giorni, può intrecciarsi anche, in ambito scientifico, a temi quali, ad esempio, la manipolazione genetica, aprendo a riflessioni di varia natura, non in ultimo di carattere etico.
Ciò che incuriosisce e allo stesso tempo inquieta nelle sue opere è questo ibridismo di forme appartenenti a due generi differenti dai quali però non emerge né la virulenza maschile né la forza animalesca.

In I had a dream  il cavallo ha un atteggiamento mite, sommesso, rassegnato, annullando così la sua connaturata energia muscolare, azzerata ancor di più dal corpo inginocchiato, remissivo, così come in Life i due cervi dal corpo umano si relazionano in un dialogo amoroso attraverso gesti calmi, aggraziati, timidi.

Un mondo, questo, dove i generi si confondono, il maschile è anche il femminile, l’umano è anche l’animalesco, ma in questa mescolanza si intravede un fondo di infelicità e la donna-elefante in Light è cosciente del fatto che non può reggere il confronto con un’icona di bellezza.

Ermafroditi con teste e braccia di animali, ed altre combinazioni, si mostrano in un gioco continuo che rimanda al falso, ad innesti favolistici, metamorfosi spiazzanti che portano l’uomo-rospo a dire The End.
La fine? Di cosa?
Di un sogno, di un desiderio, di una perfezione perduta, di una integrità frantumata? Qual è il messaggio di queste opere, ironiche e divertenti per un verso, e drammatiche e depistanti dall’altro? Sperimentazioni, contraddizioni, capovolgimenti, mutamenti rientrano nel linguaggio dell’arte, ed insieme all’aspetto ludico in queste opere dobbiamo leggere anche moniti, metafore che si nascondono tra le pieghe di una materia lavorata magistralmente da Marchese, unendo l’alta capacità tecnica all’aspetto semantico dei suoi lavori.

Opere antropomorfiche e zoomorfiche di matrice classica si sposano in un perfetto contrasto con le scritte al led, nel segno della contaminazione attuale, dove la piattezza della scrittura la si constata solo avvicinandosi, smorzando la plasticità scultorea, e viceversa. Rimandi, opposizioni binarie, inganni e verità, tutto sembra concorrere ad una riflessione su illusione e realtà. L’artista nel mettere in luce paradossi ed incertezze del nostro tempo, ci conduce verso forme dal sapore surrealista e metafisico, ritraendo tuttavia forme riconoscibili, quindi vere. Una realtà, seppur "altra", relegata forse alla dimensione inconscia dentro la quale si risvegliano incubi e paure profonde. Arcani ed enigmi si rincorrono nel voler trovare delle possibili soluzioni per stare al mondo, un mondo svilito e privato dei suoi valori sacrali e magici, e per questo più difficile da accettare.
Le suggestive "citazioni" per immagini Marchese può averle raccolte dalle civiltà degli Assiri, Egiziani, Greci (con la grande lezione moralizzatrice delle favole di Esopo con i suoi animali personificati)  e Romani, per approdare al Medioevo che, come asserisce Jurgis Baltrusaitis, non rinuncia... ai vasti repertori antichi o esotici che hanno a lungo nutrito la sua immaginazione... vi si rintracciano... vari elementi di differenti civiltà, ossessioni, fantasmagorie elaborate dall’immaginazione. Le creature deformi, grottesche e gli esseri favolosi che arricchiscono i Bestiari, reinseriscono un mondo fittizio all’interno del mondo vivente, rivitalizzando le fonti dell’Antichità classica e dell’Oriente che hanno incrementato leggende e fantasie.

Le opere di Pietro Marchese tracciano una linea di continuità attraverso una serie di forme eterogenee, restituendo così un mondo più misterioso, più complesso e più completo; un perenne dualismo che amplia i confini e spazia verso regioni apparentemente distanti, nella ricerca della realtà.

Del resto, quel che vediamo non è tutto il visibile.