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Progetto Monumento Archimede

March 2016
mostre personali Convento del Buon Ritiro, Siracusa SR, Italy

Poster Progetto Monumento Archimede

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“Un Comitato di cittadini, mobilitato dall'appassionato impegno di Giuseppe Mascali, additò ai siracusani il dovere di erigere un monumento dedicato al genio universale di Archimede, per tenere viva la gratitudine al grande Concittadino che in tutti i tempi ha tenuto alto e glorioso il nome di Siracusa.
Il Comune e la Provincia ne curarono la realizzazione”

Oggi un “monumento” esiste, ma facciamo un passo indietro...

Il tempo non ha voluto che arrivasse fino a noi neanche il suo sepolcro. Così in epoca moderna Archimede non è riconducibile a un monumento, a una casa, a una tomba.

Come fare per ricordarlo?
Il rapporto immagine-memoria è ben espresso attraverso la monumentalità, campo privilegiato per ricordare un’immagine della nostra storia (monimentum, dal verbo monere (ammonire), ciò che presente come monito, ammonizione, testimonianza e ricordo). I monumenti sono già presenti nella preistoria come simboli rivolti ad un’entità superiore (divinità) oppure per commemorare i defunti (una presenza per un’assenza). Generalmente di materiale solido, risultano pesanti e trasmettono la loro imponenza conficcati in terra verticalmente. Vengono eretti per ricordare ma risultano spesso distanti rispetto a ciò per cui sono stati concepiti.

Come fare per omaggiare il grande Archimede?
Risulta alquanto enigmatico comprendere come la sua memoria non sia stata tramandata in modo adeguato proprio nella sua città di origine, Siracusa; un luogo che ha sicuramente attraversato il periodo “storicista”, un tempo in cui l’intera nazione si affrettava a recuperare il passato attraverso “monumenti” dedicati ai suoi personaggi più illustri, opere commemorative più o meno importanti, più o meno belle.

Alcune attestazioni di riconoscimento al grande genio, in realtà, sono arrivate attraverso donazioni di sculture, opere contenute e a sé stanti che, per ovvie ragioni, non avrebbero potuto avere una dimensione monumentale. La scultura sicuramente più importante che ha caratterizzato l’immaginario dei cittadini aretusei, e non solo, è stata l’opera dedicata ad Archimede dallo scultore Ignazio Villa. Tale scultura, pregiata opera in marmo di Carrara datata 1870-75, realizzata a Firenze su suggerimento del senatore a vita Gaetano Moscuzza, si trova attualmente collocata a Siracusa all’interno del Liceo Scientifico Corbino. L’opera fu collocata dopo varie vicende nella villetta alla Marina nel 1905, e successivamente rimossa durante le due guerre. Un altro omaggio è un busto dell’egregio scultore siracusano Luciano Campisi, un raffinato ritratto in marmo di fine Ottocento (datato 1885), attualmente collocato all’interno delle Latomie dei Cappuccini. Dalle testimonianze storiche del De Benedictis, nel suo libro “Memorie storiche intorno alla città”, risulta un’altra opera che purtroppo è andata perduta. La statua fu donata alla città di Siracusa nel 1841 dallo scultore romano Antonio D’Este, condiscepolo del Canova presso lo scultore veneziano Giuseppe Bernardi. Stando alle descrizioni del De Benedictis la statua raffigura Archimede ritto e fermo sul piede sinistro in atto di riflessione; la mano sinistra è appoggiata ad un cilindro con incise una sfera e 37 iniziali sul cui significato tanti eruditi hanno formulato ipotesi.

La statua, inizialmente posta nella sala primaria del palazzo del Comune, e forse nel tempo rimaneggiata, in quanto mancante della testa e di una mano, è stata successivamente conservata presso il museo archeologico e infine se n’è persa ogni traccia.  Sempre in Sicilia, e precisamente a Palermo, all’interno del Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, troviamo una scultura in bronzo di fine Ottocento (datata 1893) dedicata ad Archimede ed eseguita dallo scultore Benedetto Civiletti su commissione di re Umberto I di Savoia.

Fatta un’analisi delle opere già esistenti, risulta evidente che una scultura commemorativa concepita in data odierna non possa legarsi assolutamente al concetto e allo stereotipo di “monumento” un po' come tutti lo conosciamo: un imponente basamento piantato verticalmente con in cima l’effige del personaggio onorato; “lingua morta”, avrebbe affermato lo scultore Arturo Martini. È anche vero che non avremmo potuto affidare le nostre idee solamente alle sperimentazioni dell’arte moderna e contemporanea tese al “rifiuto” di ogni tipo di accademismo. Bisognava trovare il giusto equilibrio tra tradizione e sperimentazione.

Nei decenni passati molte sculture commemorative sono state scelte e collocate nelle nostre città italiane con criteri piuttosto estemporanei e con risultati troppo spesso poco soddisfacenti. Non di rado si tratta di lavori di mediocre qualità collocati per accontentare qualche artista sostenuto da spinte politiche clientelari.  In ogni caso, il problema di fondo, al di là della scelta degli artisti, è quello della mancanza di idee chiare su che cosa deve essere l’arte pubblica e sul suo significato culturale in rapporto alla realtà urbana contemporanea e storica.

Nella concezione del monumento abbiamo fatto le nostre scelte, discutibili come tutte le idee, ma che hanno trovato un consenso presso la giuria qualificata che ha decretato il nostro progetto vincitore del concorso. Al bando di idee abbiamo partecipato con grande entusiasmo, anche con una sincera luce di speranza nel potersi aggiudicare la realizzazione dell’opera, legata al fatto che la soluzione concepita dal sottoscritto e dall’architetto Virginia Rossello sarebbe potuta essere quella giusta, per una città che da tempo avrebbe dovuto riconoscere ad Archimede la memoria. Considerati i cambiamenti sociali, le spinte di rinnovamento, ma anche un certo spirito di conservazione che la città di Siracusa mantiene, l’opera così concepita avrebbe in qualche modo accomunato un pubblico fruitore più eterogeneo, così come di fatto oggi si osserva.

Alla luce di quanto è avvenuto, rivolgiamo anche un doveroso ringraziamento al Comitato Promotore (al presidente del comitato Cettina Voza, all’avvocato Corrado Piccione e al compianto professore Puccio Mascali) che per anni con determinazione si sono battuti per l’erezione di questo monumento. Un grazie a tutta l’amministrazione comunale ed in particolare al vicesindaco Francesco Italia e al consigliere comunale Cosimo Burti che insieme hanno saputo destreggiarsi nelle complesse procedure amministrative che ne ritardavano la realizzazione. Un grosso ringraziamento va agli sponsor (Onda Energia, Solesi Gruppo Irem, IGM Group, Le Sicilie Erre Produzioni e il Rotary Club Siracusa Ortigia) che ci hanno consentito di integrare, pubblicizzare e portare a termine l’opera così com’era stata concepita da progetto. Un ringraziamento speciale da parte nostra va all’Architetto Giuseppe Anastasi e all’impresa edile “Pro-edil”, che hanno saputo interpretare il progetto con arguzia e minuziosa attenzione per quanto riguarda la realizzazione dello Stomachion.

Tornando alla genesi dell’opera, abbiamo osservato diversi esempi di arte pubblica, come era giusto fare, ma poche soluzioni sono state in grado di comunicarci innovazione, conservazione e funzionalità, tre punti fondamentali della nostra ricerca. Due opere in particolare, dissimili tra di loro, e realizzate da autori diversi ed in anni differenti, hanno suscitato il nostro interesse e sono state in qualche modo le nostre linee guida.

La prima, “Ago e filo” di Claes Oldemburg e Coosje Van Bruggen, è un’opera degli anni novanta di grandi dimensioni, collocata a Milano in piazzale Cadorna dopo la riqualificazione dell’architetto Gae Aulenti. Di quest’opera ci ha colpito l’esaltazione del “simbolo” attraverso l’espediente dell’ingrandimento in larga scala, che nel caso specifico riguarda un ago e un filo, simbolo dell’alta moda milanese. L’opera è stata in grado di riqualificare la zona che non è precisamente una piazza ma un crocevia molto frequentato anche per la presenza di una stazione. Nel Monumento ad Archimede, se il confronto si può sostenere, abbiamo attuato l’ingrandimento in larga scala dello “Stomachion” una delle più grandi concezioni simbolo del grande genio siracusano; la dimensione dello Stomachion (otto metri per otto) e il suo sviluppo orizzontale anziché verticale ci ha consentito di rivisitare lo spazio urbano senza stravolgerlo. Inoltre, la progettazione di una particolare illuminazione, realizzata dal designer francese Jean François Jalais insieme al figlio Jean Baptiste, ai quali siamo grati, ci ha dato la possibilità di una ulteriore visione dell’opera oltre che di una fruibilità dello spazio nelle ore notturne.

La seconda opera che ha suscitato il nostro interesse è la scultura di Pietro Cascella dedicata a “Giuseppe Mazzini”, un’opera monumentale collocata anch’essa a Milano, all’interno di un parco in Piazza della Repubblica. La peculiarità che ci ha colpito è la concezione di anti-monumentalità di quest’opera: fu realizzata negli anni settanta del secolo scorso ed è probabilmente la prima opera scultorea concepita in Italia con il concetto di “attraversabilità o vivibilità”, una rappresentazione mentale che la nostra opera ha voluto cogliere pienamente. La visione spaziale plastico-architettonica dell’opera, in cui contenuto e contenitore sono divenuti un tutt’uno, ci ha permesso di offrire ad un pubblico eterogeneo l’opera di Archimede, contribuendo così, per la prima volta, ad una rappresentazione visiva del suo pensiero, del suo lascito, oltre che alla rappresentazione plastica di una sua effige. Anche la sua immagine è stata in qualche modo frutto di una speculazione concettuale.

La statua, di fatto, è stata concepita osservando stilemi e dettami della statuaria ellenistica, periodo in cui ha vissuto il grande genio. Dal punto di vista della rappresentazione non è stata considerata l’età anagrafica di Archimede tramandata dalle fonti storiche (si pensa che abbia vissuto fino all’età di settantacinque anni), ma è stato idealizzato come una divinità greca. D’altro canto, non è giunta a noi un’iconografia su Archimede ma differenti rappresentazioni iconografiche, tante quanti sono stati gli artisti che l’hanno figurato. Prescindendo da come sarebbe stata la rappresentazione fisiognomica del personaggio, noioso quanto inutile dilemma, ci siamo affidati nuovamente alla forza dell’arte capace di reinventare il mondo attraverso le regole della libertà.