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Exit

February 2017
mostre personali Spazio Ginko Roma RM, Italy dal 25 Febbraio al 16 Marzo 2017

Poster Exit

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A cura di Chiara Mastroianni
Nascere a Siracusa, crescere con gli occhi e la mente immersi negli scavi archeologici con l'antica maestosità del classico e vivere in una società di contraddizioni, conduce Pietro Marchese ad una produzione scultorea originale e d'impatto. La metamorfosi come processo da sempre presente nella sua ricerca e nella mitologia classica, ritorna con irruenza nel nostro presente. L’artista vuole ricordarlo, sottolinearlo, attraverso il suo lavoro.

Un processo di metamorfosi che è attuale, è denuncia di una società dei consumi, di falsi miti e del tempo che scorre senza coscienza; la crisi delle decantate virtù umane classiche. L'essere uomo che si trasforma in essere mostro, essere perturbante che ti guarda con uno sguardo nero di rana, uomini lumaca che non riconoscono più la loro reale natura e sfilano lentamente sotto i nostri occhi.

L'opera pare ingannare con le sue forme, come afferma lo stesso artista, e ti svela un messaggio malinconico e crudele.

La storia è il punto di snodo delle sue ricerche: storia come mosaico di vite di uomini che arrivano sino a noi. Noi stessi siamo storia. L'arte contemporanea nella visione dell'artista non può essere autoreferenziale, deve dialogare, e come riesce nel suo intento? Unendo forme scultoree più classiche all'interno di un contesto, di un concetto prettamente attuale. Corpi che non hanno identità o forse l'hanno persa e ne ritrovano un'altra ben diversa, primordiale, più ingenua e grottesca. Entrano a far parte di un mondo di mezzo, un limbo sospeso. Creature che comunicano messaggi brevi, parole criptiche e profetiche. Messaggi da interpretare su sculture, all’apparenza silenziose, che hanno l'aspetto di altari contemporanei e più che alla preghiera invitano alla riflessione.

L’era della tecnologia e dei social network, dove le identità si moltiplicano e si annullano, possiamo illuderci di essere chi vogliamo, per ritrovarci alla fine spersonalizzati. Sono installazioni queste, che vivono di un rapporto diretto con l'osservatore. Una luce le illumina al passaggio così che queste creature sembrino chiamarti, un qui e ora che s'illumina dei materiali combinati e di sperimentazioni continue. Metalli luminosi e corposi che conferiscono ai lavori matericità fisica e concettuale. Questa forza e solidità contribuisce a immaginare l’opera come un pesante messaggio che grava su di noi. La convivenza tra classico e contemporaneo si ritrova nella stessa tecnica della ceramica, che in Sicilia attraversando i secoli, ha saputo sempre rinnovarsi e caratterizzarsi come unica e affascinante, capace di adattarsi, come in questo caso, a nuove esigenze.

Un realismo impeccabile. Il tatto percepisce l'uomo nelle sue anatomie, ma la mente si meraviglia della sua testa di rinoceronte. Muscoli in tensione, braccia arrese e mani acute ci parlano di individui che sono anche animali, e il rapporto della visione è bidirezionale: vogliono porci delle domande o semplicemente darci delle risposte. Il dualismo insito nell’uomo: istinto e razionalità, bene e male, divino e mostruoso, silenzioso e fragoroso. Un dualismo che oggi, più di ieri, rispecchia ciò che realmente siamo, e Marchese, vuole metterci davanti ad uno specchio, davanti a sculture che hanno la nostra stessa altezza. Davanti alla pungente verità dell'uomo che sta perdendo la sua umanità.