Per dare forma alle sue metafore esistenziali lo scultore Pietro Marchese si avvale della sua immaginazione supportata da un’importante preparazione tecnica. Le sue ricerche sulla plasticità classica, lo conducono a mantenere un approccio tradizionale all’arte e a privilegiare figure zoo-antropomorfe.
In questo percorso si pone lo spazio artistico in cui avviene un interscambio continuo fra uomini e animali. Tramite i suoi ibridi, emananti forza e vigore, Marchese denuncia i falsi miti creati dal consumismo che conducono all’anoressia, all’aggressività, alla rabbia, e alla pigrizia intellettuale.
Le opere di Marchese hanno un impatto potente e spronano a pensare al futuro del mondo, a temere per gli equilibri, ormai obsoleti, fra l’uomo e la natura e fra l’uomo e il divino. A quali temi lega le sue sculture?
Attraverso diverse commistioni fra uomini e animali esprime stati d’animo, positivi e negativi, e denuncia la società odierna che vive di apparenze e muta alla sequela di un'ottica consumistica che non approva.
Interpreta l’amore per la vita negli uomini-cervo, la crudeltà negli uomini-caimano, lo sconforto di un uomo-cavallo inginocchiato.
Nella scultura Made in China ho immaginato un connubio surreale tra le due superpotenze, Stati Uniti e Cina dove il risultato del loro amore è un uovo marchiato Mac Donald.
Ritiene infatti che l’arte non deve essere elitaria o autoreferenziale, ma deve comunicare e servire da monito, perché sa anticipare i malesseri della società.
Le sue interpretazioni visive presagiscono un futuro preoccupante, ma evitabile, se solo si volesse.